Gli Stolen Apple nascono a Firenze nel 2008 dalle ceneri dei Nest. Dal nucleo originario del gruppo rimangono soltanto due membri fondatori: Riccardo Dugini (voce e chitarra) e Luca Petrarchi (voce e chitarra). Ai giorni d’oggi si aggiungono Massimiliano Zatini (basso) e Alessandro Pagani (batterista) già presente nella formazione a metà degli ’90. Il nome della band nasce dalla triste storia di Ernst Lossa, ucciso nel 1944 dal regime nazista, narrata con delicatezza da Marco Paolini nel suo spettacolo ‘Ausmerzen’.Il loro album di debutto ‘Trenches’ uscito il 23 settembre 2016 vede la cooperazione con l’etichetta Rock Bottom Records. Dodici sono i pezzi intrisi di sonorità e ritmi eterogenei che raccontano esperienze vissute sia nella musica che nella vita personale e quotidiana in un sistema grezzo ma sensibile intriso di parole intime. Variabili sono le emozioni rievocabili in base al brano ma vi è una costante: l’abbandono provocato dalla musica. Gli artisti hanno voluto trasportare un prodotto musicale che fosse il più naturale possibile alternando però stili originali alle grandi icone del passato. È così che l’alternative rock degli anni ’90 si amalgama al desert country o al psycho-punk o al pop-noise in cui ballate acide e sonorità alt-country creano uno riff personalissimo e riconoscibile.
Il lavoro della band toscana raccoglie ricordi, storie e avventure declinate e raccontate nelle dodici canzoni. Ogni track è espressione dello spirito degli Stolen Apple non perfetto, anzi ben articolato in sfaccettature e suggestioni passionali che vanno ben oltre dalla tecnica musicale. Trenches è un album che vuole comunicare nel momento in cui l’uomo agisce ‘nell’immediato’. Senza ripararsi dalle zone di sicurezza, le trincee moderne come la tecnologia, bisognerebbe esternare le fragilità umane.
Red Line apre l’album dolcemente in un riverbero orientaleggiante che riecheggia durante tutto il pezzo lasciando spazio ad un crescendo. Green Dawn acchiappa il groove deciso, con il suo powerful rock incalzante, accendendo i motori per un ritmo più frenetico. Più acida e lacerante è Fields of Stone. Pavement è una vera e propria colonna sonora targata ‘rock made in USA’ che col suo epico reef di chitarra accompagna il leggero psycho musicale. Falling Grace, più breve, è marchiata dal gusto indie-rock 90’s in cui le voci incrociate si tessono alla tribalità delle percussioni. Amabilmente blues è Living on Saturday tinta da tre voci in crescendo nel ritornello.
Liquida e desertica è Mystery Town, in Something in my Days il ritornello è delizioso ed intrigante. Una struttura rock per una canzone pop? Sì, è possibile in More Skin.
Daydream invece conserva un testo scritto dalla fiorentina Daniela Pagani, prima cantante dello Zecchino d’Oro, scomparsa a soli 22 anni nel 1970. Meno dolce e morbida è Sold Out in cui il punk ruggisce in un ritmo che lascia l’ascoltatore completamente ‘stordito’. L’ultimo pezzo è In The Twilight che con un ¾ ci regala l’ultima pennellata suadente e respirata di sound elegante tipico della ballad.
Maria Carola Leone
Il lavoro della band toscana raccoglie ricordi, storie e avventure declinate e raccontate nelle dodici canzoni. Ogni track è espressione dello spirito degli Stolen Apple non perfetto, anzi ben articolato in sfaccettature e suggestioni passionali che vanno ben oltre dalla tecnica musicale. Trenches è un album che vuole comunicare nel momento in cui l’uomo agisce ‘nell’immediato’. Senza ripararsi dalle zone di sicurezza, le trincee moderne come la tecnologia, bisognerebbe esternare le fragilità umane.
Red Line apre l’album dolcemente in un riverbero orientaleggiante che riecheggia durante tutto il pezzo lasciando spazio ad un crescendo. Green Dawn acchiappa il groove deciso, con il suo powerful rock incalzante, accendendo i motori per un ritmo più frenetico. Più acida e lacerante è Fields of Stone. Pavement è una vera e propria colonna sonora targata ‘rock made in USA’ che col suo epico reef di chitarra accompagna il leggero psycho musicale. Falling Grace, più breve, è marchiata dal gusto indie-rock 90’s in cui le voci incrociate si tessono alla tribalità delle percussioni. Amabilmente blues è Living on Saturday tinta da tre voci in crescendo nel ritornello.
Liquida e desertica è Mystery Town, in Something in my Days il ritornello è delizioso ed intrigante. Una struttura rock per una canzone pop? Sì, è possibile in More Skin.
Daydream invece conserva un testo scritto dalla fiorentina Daniela Pagani, prima cantante dello Zecchino d’Oro, scomparsa a soli 22 anni nel 1970. Meno dolce e morbida è Sold Out in cui il punk ruggisce in un ritmo che lascia l’ascoltatore completamente ‘stordito’. L’ultimo pezzo è In The Twilight che con un ¾ ci regala l’ultima pennellata suadente e respirata di sound elegante tipico della ballad.
Maria Carola Leone