01.Com'è nata la scelta del nome?
Abbiamo sempre pensato che la nostra musica avesse un qualcosa di avvolgente…di viscoso. Di denso e scuro. Quando ci siamo seduti a tavolino e abbiamo pensato a dare una forma figurativa al nostro modo di scrivere canzoni, il petrolio ci è subito sembrato la raffigurazione materiale del nostro modo di suonare. E’ il nostro elemento.
02.Come nasce un brano?
Di solito tutto fluisce in modo del tutto naturale e spontaneo. Nella maggior parte dei casi io (Federico) preparo a casa testo e musica di un pezzo. Poi in sala prove lo faccio ascoltare ad Alessandro e Massimo. Loro mi restituiscono sensazioni e spunti importanti su come sentono che il pezzo dovrebbe evolvere. Cominciamo a buttare giu’ idee di arrangiamento e proviamo nuovi “colori” che possano vestire bene il pezzo. In altre occasioni invece è Alessandro a inviarmi alcuni suoi spunti musicali. Su queste idee io comincio un lavoro di completamento e confezionamento del brano. E poi tutti insieme ragioniamo sull’arrangiamento in sala prove. Solitamente in questa fase è Massimo che aggiunge la sua esperienza per compiere l’ultimo passo verso la forma definitiva del pezzo.
03.Siete soddisfatti del vostro lavoro?
Decisamente. Per il disco precedente, Upstairs, avevamo intrapreso la strada dell’autoproduzione totale, chiudendoci in uno studio domestico e prendendoci tutto il tempo necessario per smontare e rimontare i pezzi e vedere cosa ne usciva. Il risultato è stato un lavoro biblico di quasi 2 anni, che ci ha portato via tantissime energie spossandoci e lasciandoci svuotati. Per Electroshock Serenade volevamo un percorso completamente diverso. Avevamo in mente di entrare in uno studio per qualche giorno, affidandoci ad un fonico che non si limitasse a fare le riprese audio ma che si facesse carico anche del ruolo di produttore artistico. Che ci raccontasse come avrebbe voluto sentire lui, in prima persona, i pezzi degli Oil. Presa questa decisione la scelta è caduta fisiologicamente su Filippo Strang del VDSS Recording Studio di Morolo (Frosinone). Lui ha preso i 5 brani di Electroshock Serenade, e li ha rivoltati come un calzino. Ci ha detto cosa aveva in mente di aggiungere e cosa togliere, rispetto alla versione originale. Noi abbiamo fatto un passo indietro rispetto a quello che di soliti fa una band in studio, lasciando a lui carta bianca. Il risultato è quello che si può sentire sul disco.
04.Che cosa avreste voluto cambiare?
Molto onestamente, nulla. Per quello che avevamo in mente di ottenere, il risultato ci ha pienamente soddisfatti.
05.Dateci un vostro parere sulla situazione attuale della musica indipendente in Italia!
Non credo che si possa fare un’analisi realmente ominicomprensiva della situazione nazionale. Non è semplicissimo. Anche se quello che accade in provincia con ogni probabilità si può definire una rappresentazione in scala abbastanza realistica. Nel nostro caso, facciamo musica da quando eravamo adolescenti e suonare rappresentava la nostra unica occupazione parallelamente allo studio. Io e Alessandro abbiamo fatto parte di una band che ha avuto in passato un piccolo contratto discografico con un’etichetta di Milano e una certa visibilità. Abbiamo “annusato” e accarezzato per qualche anno l’idea di poter suonare per lavoro. Ovviamente il tutto si è rivelato una bolla di sapone. Da quel momento siamo stati costretti a “diventare adulti” ed essere così solo degli onesti dopolavoristi della musica. Poi, una volta avviato il progetto Oil, abbiamo avuto la fortuna di conoscere Ruggero, Marco e Andrea della Garage Records di Treviso. Un manipolo di “illuminati”. Con loro abbiamo stretto subito un bel rapporto di confidenza e reciproca stima. E così per la loro etichetta è uscito Electroshock Serenade. Oggi nel nostro paese c’è poca musica suonata, poche persone intenzionate ad investire in questo ambito, pochi posti dove farla ascoltare e, se vogliamo, poche persone disposte ad ascoltarla. Forse il problema è soprattutto questo.
06.Concerti dal vivo in programma?
Abbiamo fatto lo showcase di presentazione del disco il 4 di Giugno In un locale qui a Frosinone a noi molto caro: la Cantina Mediterraneo. E’ il posto che ha ospitato anche la presentazione di Upstairs (il nostro disco precedente), La prossima è al Satyricon 2.0, altro locale di riferimento nel nostro comprensorio. Poi stiamo pianificando altre 2 o 3 date di supporto all’E.P, prima che l’estate alzi talmente tanto la temperatura, da non consentire piu’ i live al chiuso. Non siamo una band che ha mai frequentato molto i festival estivi. Ripartiremo quindi con maggior slancio dalla fine di Settembre in poi.
07.Vi frequentate anche al di fuori del contesto "Oil"?
Assolutamente si. Con i nostri alti e bassi, come in tutti i contesti in cui ci si vuole bene. Compatibilmente con il poco tempo libero che rimane dopo il lavoro e la famiglia. Personalmente non sono mai riuscito a far parte di una band nella quale non ci fosse anche un’intensa condivisione di tipo amicale. Sarà un mio limite. Ma credo che le espressioni artistiche che per essere esercitate richiedono la presenza di piu’ persone, necessitino di tempo passato insieme e di una stima che vada oltre l’aspetto puramente artistico. Ci deve essere dietro un collante piu’ radicato per riuscire a salire su un palco insieme suonare in un certo modo.
08.Con chi vi piacerebbe andare in tour?
Valgono anche le band del passato? Vabbè dai…proviamo a rispondere:
Federico: The Alarm tour di Change;
Massimo: Neil Young & Crazy Horse;
Alessandro: Difficile rispondere. Mi sarebbe piaciuto suonare con John Bonham, aprire per gli U2” ai tempi di Unforgettable Fire. Pensando a qualcosa di più recente, sarebbe molto interessante dividere il palco con gli Eels.
09.In definitva che cosa farete da grandi?
Purtroppo siamo già grandi. E ci piacerebbe poter dire il contrario. E quindi, alla luce di questa ineluttabile verità, possiamo dirti che sarebbe già una grande conquista riuscire a continuare a tenere questi ritmi. Avere canzoni da scrivere, trovare le risorse per poterle registrare con una degna produzione, pubblicare dischi e trovare il modo per portare le canzoni in giro e farle ascoltare. Siamo convinti che già questo rappresenterebbe un traguardo di indubbio fascino.
10. L'ultima parola a voi
Grazie per lo spazio che ci avete concesso. Speriamo di trovarci ancora qui tra qualche tempo a chiacchierare di una nuova uscita discografica degli Oil. Significherebbe che sia voi sia noi stiamo continuando sul percorso che abbiamo intrapreso, con tenacia e con passione.
Abbiamo sempre pensato che la nostra musica avesse un qualcosa di avvolgente…di viscoso. Di denso e scuro. Quando ci siamo seduti a tavolino e abbiamo pensato a dare una forma figurativa al nostro modo di scrivere canzoni, il petrolio ci è subito sembrato la raffigurazione materiale del nostro modo di suonare. E’ il nostro elemento.
02.Come nasce un brano?
Di solito tutto fluisce in modo del tutto naturale e spontaneo. Nella maggior parte dei casi io (Federico) preparo a casa testo e musica di un pezzo. Poi in sala prove lo faccio ascoltare ad Alessandro e Massimo. Loro mi restituiscono sensazioni e spunti importanti su come sentono che il pezzo dovrebbe evolvere. Cominciamo a buttare giu’ idee di arrangiamento e proviamo nuovi “colori” che possano vestire bene il pezzo. In altre occasioni invece è Alessandro a inviarmi alcuni suoi spunti musicali. Su queste idee io comincio un lavoro di completamento e confezionamento del brano. E poi tutti insieme ragioniamo sull’arrangiamento in sala prove. Solitamente in questa fase è Massimo che aggiunge la sua esperienza per compiere l’ultimo passo verso la forma definitiva del pezzo.
03.Siete soddisfatti del vostro lavoro?
Decisamente. Per il disco precedente, Upstairs, avevamo intrapreso la strada dell’autoproduzione totale, chiudendoci in uno studio domestico e prendendoci tutto il tempo necessario per smontare e rimontare i pezzi e vedere cosa ne usciva. Il risultato è stato un lavoro biblico di quasi 2 anni, che ci ha portato via tantissime energie spossandoci e lasciandoci svuotati. Per Electroshock Serenade volevamo un percorso completamente diverso. Avevamo in mente di entrare in uno studio per qualche giorno, affidandoci ad un fonico che non si limitasse a fare le riprese audio ma che si facesse carico anche del ruolo di produttore artistico. Che ci raccontasse come avrebbe voluto sentire lui, in prima persona, i pezzi degli Oil. Presa questa decisione la scelta è caduta fisiologicamente su Filippo Strang del VDSS Recording Studio di Morolo (Frosinone). Lui ha preso i 5 brani di Electroshock Serenade, e li ha rivoltati come un calzino. Ci ha detto cosa aveva in mente di aggiungere e cosa togliere, rispetto alla versione originale. Noi abbiamo fatto un passo indietro rispetto a quello che di soliti fa una band in studio, lasciando a lui carta bianca. Il risultato è quello che si può sentire sul disco.
04.Che cosa avreste voluto cambiare?
Molto onestamente, nulla. Per quello che avevamo in mente di ottenere, il risultato ci ha pienamente soddisfatti.
05.Dateci un vostro parere sulla situazione attuale della musica indipendente in Italia!
Non credo che si possa fare un’analisi realmente ominicomprensiva della situazione nazionale. Non è semplicissimo. Anche se quello che accade in provincia con ogni probabilità si può definire una rappresentazione in scala abbastanza realistica. Nel nostro caso, facciamo musica da quando eravamo adolescenti e suonare rappresentava la nostra unica occupazione parallelamente allo studio. Io e Alessandro abbiamo fatto parte di una band che ha avuto in passato un piccolo contratto discografico con un’etichetta di Milano e una certa visibilità. Abbiamo “annusato” e accarezzato per qualche anno l’idea di poter suonare per lavoro. Ovviamente il tutto si è rivelato una bolla di sapone. Da quel momento siamo stati costretti a “diventare adulti” ed essere così solo degli onesti dopolavoristi della musica. Poi, una volta avviato il progetto Oil, abbiamo avuto la fortuna di conoscere Ruggero, Marco e Andrea della Garage Records di Treviso. Un manipolo di “illuminati”. Con loro abbiamo stretto subito un bel rapporto di confidenza e reciproca stima. E così per la loro etichetta è uscito Electroshock Serenade. Oggi nel nostro paese c’è poca musica suonata, poche persone intenzionate ad investire in questo ambito, pochi posti dove farla ascoltare e, se vogliamo, poche persone disposte ad ascoltarla. Forse il problema è soprattutto questo.
06.Concerti dal vivo in programma?
Abbiamo fatto lo showcase di presentazione del disco il 4 di Giugno In un locale qui a Frosinone a noi molto caro: la Cantina Mediterraneo. E’ il posto che ha ospitato anche la presentazione di Upstairs (il nostro disco precedente), La prossima è al Satyricon 2.0, altro locale di riferimento nel nostro comprensorio. Poi stiamo pianificando altre 2 o 3 date di supporto all’E.P, prima che l’estate alzi talmente tanto la temperatura, da non consentire piu’ i live al chiuso. Non siamo una band che ha mai frequentato molto i festival estivi. Ripartiremo quindi con maggior slancio dalla fine di Settembre in poi.
07.Vi frequentate anche al di fuori del contesto "Oil"?
Assolutamente si. Con i nostri alti e bassi, come in tutti i contesti in cui ci si vuole bene. Compatibilmente con il poco tempo libero che rimane dopo il lavoro e la famiglia. Personalmente non sono mai riuscito a far parte di una band nella quale non ci fosse anche un’intensa condivisione di tipo amicale. Sarà un mio limite. Ma credo che le espressioni artistiche che per essere esercitate richiedono la presenza di piu’ persone, necessitino di tempo passato insieme e di una stima che vada oltre l’aspetto puramente artistico. Ci deve essere dietro un collante piu’ radicato per riuscire a salire su un palco insieme suonare in un certo modo.
08.Con chi vi piacerebbe andare in tour?
Valgono anche le band del passato? Vabbè dai…proviamo a rispondere:
Federico: The Alarm tour di Change;
Massimo: Neil Young & Crazy Horse;
Alessandro: Difficile rispondere. Mi sarebbe piaciuto suonare con John Bonham, aprire per gli U2” ai tempi di Unforgettable Fire. Pensando a qualcosa di più recente, sarebbe molto interessante dividere il palco con gli Eels.
09.In definitva che cosa farete da grandi?
Purtroppo siamo già grandi. E ci piacerebbe poter dire il contrario. E quindi, alla luce di questa ineluttabile verità, possiamo dirti che sarebbe già una grande conquista riuscire a continuare a tenere questi ritmi. Avere canzoni da scrivere, trovare le risorse per poterle registrare con una degna produzione, pubblicare dischi e trovare il modo per portare le canzoni in giro e farle ascoltare. Siamo convinti che già questo rappresenterebbe un traguardo di indubbio fascino.
10. L'ultima parola a voi
Grazie per lo spazio che ci avete concesso. Speriamo di trovarci ancora qui tra qualche tempo a chiacchierare di una nuova uscita discografica degli Oil. Significherebbe che sia voi sia noi stiamo continuando sul percorso che abbiamo intrapreso, con tenacia e con passione.