01. Com'è nata la scelta del nome?
Il nome è una parola di pura fantasia. E’ uscita una volta dalla bocca di Tano (il chitarrista) e l’abbiamo fatta nostra. Alcuni sostengono che Entrofobesse sia l’acronimo di ‘Entrare nella fobia dell’essere’. Ma non è vero. Altri sostengono che sia una parola della lingua tedesca. C’è anche chi ritiene sia essere una parola in dialetto siciliano. Ma tutto ciò è falso.
02. Come nasce un brano?
I brani nascono sempre da jam strumentali oppure da idee di giri di accordi o di riff e vengono sviluppati insieme in sala prove. Per i pezzi di ‘Sounds Of A Past Generation’ sono state fatte delle vere e proprie jam che abbiamo registrato in presa diretta durante le prove. Riascoltando le jam abbiamo compreso meglio la direzione che doveva prendere ogni brano. E’ un lavoro molto piacevole e stimolante.
03. Siete soddisfatti del vostro lavoro?
Si, siamo molto soddisfatti. Abbiamo apprezzato moltissimo il lavoro di produzione artistica curato da Carlo Natoli che ha anche registrato l’album e la direzione che le ha voluto dare Lorenzo Stecconi in fase di mastering. Siamo molto contenti anche della scelta della copertina, si tratta di un’opera del pittore Paolo Stefanelli intitolata “Agonismo dell’assemblaggio umano n.1”. Oltre che dalla bellezza in se del quadro, siamo rimasti colpiti dal fatto che esso esprima, in una sola immagine, tutto quello che noi abbiamo cercato di descrivere nei pezzi che compongono il disco.
04. Che cosa avreste voluto cambiare?
Ascoltandolo a distanza di tempo ci piacciono moltissimo le evoluzioni strumentali presenti in molti brani del disco. Non sarebbe stato male sviluppare ulteriormente alcune parti. Avremmo avuto sicuramente due dischi.
05. Dateci un vostro parere sulla situazione attuale della musica indipendente in Italia!
In Italia ci sono molteplici realtà indipendenti che portano avanti con passione, coraggio e sacrificio le proprie idee. Ci sono molte band, locali per concerti, etichette, webzine d’informazione che hanno fatto e continuano a fare tanto per la musica nel nostro paese. E’ uno scenario molto diversificato e chi ve ne fa parte fatica ad emergere e a trovare lo spazio necessario per mettersi in luce. Molti artisti finiscono per rimanere anonimi. Negli ultimi anni la tendenza è stata quella di consacrare come proposte indipendenti la nuova schiera di cantautori contemporanei e similari che hanno ormai monopolizzato la programmazione dei locali e dei palinsesti di gran parte dei festival estivi e che ben poco hanno a che a fare, anche al di là della musica in sé, con chi, a suo tempo, ha creato il concetto di musica indipendente. Purtroppo l’Italia negli ultimi trent’anni ha subito una rivoluzione culturale che ha prodotto, non solo a livello musicale, quello che vediamo oggi e sono rimasti in pochi ad avere la curiosità di andare a ricercare ciò che non è allineato e sovverte la regola.
06. Vi frequentate anche al di fuori del contesto "Entrofobesse"?
La band è nata soprattutto perché siamo amici e condividiamo gran parte del nostro tempo insieme. Crediamo che sia proprio l’amicizia a creare quell’intesa e quel feeling che ci ha portato a generare tutto ciò.
07. Con chi vi piacerebbe andare in tour?
Le band che amiamo sono tantissime. Ci piacerebbe tornare indietro nel tempo tra la fine degli anni 60’ e l’inizio dei 70’ per suonare assieme ai Pink Floyd. Ma tutto questo è un sogno e i sogni come questo si infrangono al risveglio.
08. In definitva che cosa farete da grandi?
Siamo già in una fase adulta andante, e a parte Massimo Caruso che fa il musicista turnista, ognuno di noi svolge delle professioni al di fuori dell’ambito musicale. Siamo tutti d’accordo a continuare vita natural durante la nostra attività musicale come Entrofobesse al di là delle soddisfazioni che possano venir fuori.
09. L'ultima parola a voi.
Grazie per aver apprezzato il nostro nuovo album ed averlo scelto come cd del mese. Vi auguriamo di continuare a promuovere l’informazione musicale ‘dal basso’ come fate adesso.
Il nome è una parola di pura fantasia. E’ uscita una volta dalla bocca di Tano (il chitarrista) e l’abbiamo fatta nostra. Alcuni sostengono che Entrofobesse sia l’acronimo di ‘Entrare nella fobia dell’essere’. Ma non è vero. Altri sostengono che sia una parola della lingua tedesca. C’è anche chi ritiene sia essere una parola in dialetto siciliano. Ma tutto ciò è falso.
02. Come nasce un brano?
I brani nascono sempre da jam strumentali oppure da idee di giri di accordi o di riff e vengono sviluppati insieme in sala prove. Per i pezzi di ‘Sounds Of A Past Generation’ sono state fatte delle vere e proprie jam che abbiamo registrato in presa diretta durante le prove. Riascoltando le jam abbiamo compreso meglio la direzione che doveva prendere ogni brano. E’ un lavoro molto piacevole e stimolante.
03. Siete soddisfatti del vostro lavoro?
Si, siamo molto soddisfatti. Abbiamo apprezzato moltissimo il lavoro di produzione artistica curato da Carlo Natoli che ha anche registrato l’album e la direzione che le ha voluto dare Lorenzo Stecconi in fase di mastering. Siamo molto contenti anche della scelta della copertina, si tratta di un’opera del pittore Paolo Stefanelli intitolata “Agonismo dell’assemblaggio umano n.1”. Oltre che dalla bellezza in se del quadro, siamo rimasti colpiti dal fatto che esso esprima, in una sola immagine, tutto quello che noi abbiamo cercato di descrivere nei pezzi che compongono il disco.
04. Che cosa avreste voluto cambiare?
Ascoltandolo a distanza di tempo ci piacciono moltissimo le evoluzioni strumentali presenti in molti brani del disco. Non sarebbe stato male sviluppare ulteriormente alcune parti. Avremmo avuto sicuramente due dischi.
05. Dateci un vostro parere sulla situazione attuale della musica indipendente in Italia!
In Italia ci sono molteplici realtà indipendenti che portano avanti con passione, coraggio e sacrificio le proprie idee. Ci sono molte band, locali per concerti, etichette, webzine d’informazione che hanno fatto e continuano a fare tanto per la musica nel nostro paese. E’ uno scenario molto diversificato e chi ve ne fa parte fatica ad emergere e a trovare lo spazio necessario per mettersi in luce. Molti artisti finiscono per rimanere anonimi. Negli ultimi anni la tendenza è stata quella di consacrare come proposte indipendenti la nuova schiera di cantautori contemporanei e similari che hanno ormai monopolizzato la programmazione dei locali e dei palinsesti di gran parte dei festival estivi e che ben poco hanno a che a fare, anche al di là della musica in sé, con chi, a suo tempo, ha creato il concetto di musica indipendente. Purtroppo l’Italia negli ultimi trent’anni ha subito una rivoluzione culturale che ha prodotto, non solo a livello musicale, quello che vediamo oggi e sono rimasti in pochi ad avere la curiosità di andare a ricercare ciò che non è allineato e sovverte la regola.
06. Vi frequentate anche al di fuori del contesto "Entrofobesse"?
La band è nata soprattutto perché siamo amici e condividiamo gran parte del nostro tempo insieme. Crediamo che sia proprio l’amicizia a creare quell’intesa e quel feeling che ci ha portato a generare tutto ciò.
07. Con chi vi piacerebbe andare in tour?
Le band che amiamo sono tantissime. Ci piacerebbe tornare indietro nel tempo tra la fine degli anni 60’ e l’inizio dei 70’ per suonare assieme ai Pink Floyd. Ma tutto questo è un sogno e i sogni come questo si infrangono al risveglio.
08. In definitva che cosa farete da grandi?
Siamo già in una fase adulta andante, e a parte Massimo Caruso che fa il musicista turnista, ognuno di noi svolge delle professioni al di fuori dell’ambito musicale. Siamo tutti d’accordo a continuare vita natural durante la nostra attività musicale come Entrofobesse al di là delle soddisfazioni che possano venir fuori.
09. L'ultima parola a voi.
Grazie per aver apprezzato il nostro nuovo album ed averlo scelto come cd del mese. Vi auguriamo di continuare a promuovere l’informazione musicale ‘dal basso’ come fate adesso.