01.Com'è nata la scelta del vostro nome?
Il nome della nostra formazione INVERSO è nato dal confronto di varie proposte. Ci piaceva l’idea che il nostro nome dovesse essere piccolo, ma denso e in grado di rispecchiare in parte il senso del nostro progetto musicale. La parola “Inverso” allude comunque ad un concetto di movimento e l’idea di viaggio, come percorso interiore e come strumento di conoscenza, di fatto impregna la nostra poetica; nell’“inversione” c’è, naturalmente, anche il concetto di ripercorrere a ritroso il proprio vissuto, per guardare a posteriori il tragitto fatto da una prospettiva diversa, anzi “inversa”, partendo dalla fine per ritornare al principio. Il che vuol dire analisi e autocritica e mettere a frutto l’esperienzialità della vita, ma anche rimembranza e nostalgia per le cose passate, ma non perdute. Alla fine crediamo di essere riusciti nell’intento di addensare in un’unica parola tanti significati, compresi quelli che sfuggono anche a noi, naturalmente!
02.Come nasce generalmente un vostro brano?
La composizione è essenzialmente appannaggio di Carlo (Picone, cantante, tastierista e chitarrista, ndr) e in piccola parte mia; all’arrangiamento concorriamo tutti con le nostre idee e le nostre sensibilità. Ad un livello pratico nasce un piccolo motivetto, magari fischiando per strada o strimpellando su una chitarra o canticchiando sotto la doccia, poi l’idea la si sviluppa. Ad un livello più filosofico il motivetto o il senso del brano viene fuori per una sorta di esigenza compositiva, ovvero per una necessità di vivere e scoprire certi stati d’animo, i quali senza la musica probabilmente rimarrebbero inespressi o seguirebbero percorsi più lunghi per manifestarsi. Mi spiego: spesso è una immagine che racchiude al suo interno il nocciolo della canzone. In quella immagine, cogliere la quale è rimesso alla sensibilità artistica, c’è una sensazione e un colore ben precisi, c’è un tema, una piccola storia o una riflessione. Quello che si fa, in sede di composizione, è dargli forma, portarla in superficie, in modo non dissimile da come si procede coi gratta e vinci! Naturalmente non sempre si vince!
03.Siete soddisfatti del vostro nuovo lavoro?
Chi si loda si sbroda! Ciò premesso la risposta è sì. Anzi assolutamente sì. Per una serie di motivi. Il primo è perché l’album è interamente autoprodotto. La qual cosa ci rende orgogliosi. Il secondo è perché, in fase di elaborazione, avevamo nelle orecchie una idea di come potesse suonare il disco e negli occhi una idea del colore melodico che dovesse avere, anche nella grafica e nella controparte video che è peraltro ancora in fieri. E quello che è uscito fuori è esattamente come ce lo eravamo immaginato. È stato un modo di procedere assolutamente entusiasmante perché avevamo una totale libertà espressiva con pochissime limitazioni; la scelta dei brani da inserire rispondeva esclusivamente ad un gusto artistico della band e non a logiche di “mercato” o di altra natura.
04.C’è qualcosa che avreste voluto cambiare? Se sì, cosa?
Personalmente no. È un progetto molto ambizioso. Per ogni brano abbiamo girato un videoclip che esce in rete, quasi a calendarizzare l’album su tutto l’anno. Sul piano puramente tecnico è noto che qualcosa possa sempre essere ritoccata, ma a dire il vero nella genesi del disco avevamo messo in conto una certa imperfezione proprio come ingrediente di verosimiglianza musicale per dare un senso di incompiutezza e di miglioramento di una “vita a metà”.
05.Dateci un vostro parere sulla situazione attuale della musica indipendente in Italia!
Non sta a noi questa fase analitica della situazione musicale attuale. Anche se con essa ci facciamo i conti tutti i giorni come band, ma anche come utenti. La società è sicuramente cambiata. E nell’era cibernetica lo ha fatto molto rapidamente, creando dei vuoti ed un senso diffuso di smarrimento e in certo senso di impoverimento. Così prendiamo atto che l’industria discografica è in crisi come il settore immobiliare. È in calo l’attenzione della gente verso la musica e gli ambienti in cui crescere e confrontarsi sono rari. È un’epoca non facile da decifrare. Ed è proprio in questi contesti che si avverte la necessità dell’artista. Così personalmente più che all’analisi dei determinanti storici e sociali della crisi della musica indipendente italiana sono interessato alla mission dell’artista. Questa è una sfida molto interessante. Ma per questo tema servirebbe un’intervista a parte!
06.Concerti dal vivo in programma?
La bussola della nostra band punta decisamente a sud. Metà della formazione è originaria della Calabria così in estate ci si prende del tempo per il bel mare, il buon cibo e gli affetti della famiglia. Abbiamo suonato molto nella fase di lancio dell’album adesso vorremmo concentrarci su performance live più strutturate e di promozione dei nostri video. La prossima data già fissata comunque è l’8 ottobre al Contestaccio di Roma.
07.Vi frequentate anche al di fuori del contesto “Inverso”?
La nostra frequentazione all’interno della band è abbastanza intensa! Così non avvertiamo la necessità di condividere ulteriore tempo insieme! A parte tutto la domanda mi fa riflettere sulla natura dei rapporti nell’ambito del progetto musicale e al di fuori di esso. Ed è interessante notare come di fatto esistano piani diversi. Quando si è all’interno del contesto Inverso si attiva una logica di gruppo che è superiore agli interessi particolari. Dentro ciascuno di noi è presente con la sua anima musicale e il proprio strumento e ha una identità e una necessità ben radicate. Ed è una cosa bella se la si vive con senso di appartenenza.
08.Con chi vi piacerebbe andare in tour?
Con chiunque abbia il piacere di dividere il palco con noi. Nel nostro piccolo crediamo molto nella collaborazione con altri cantautori e nella contaminazione e spesso gli Inverso sono stati una piattaforma aggregativa dove c’è stato spazio per duetti, collaborazioni musicali, videomakers, registi, fotografi, ballerini…
09.In definitiva, che cosa volete fare “da grandi”?
In effetti siamo già grandi! Nel senso che da un punto di vista personale abbiamo delle vite già avviate, ciascuno con la propria dimensione, i titoli di studio e le proprie professioni. Ma anche nel senso artistico del termine. Vogliamo cioè continuare con la nostra band a proporre un progetto di musica cantautorale, libera, diretta, puntando sui concetti di armonizzazione-integrazione degli strumenti, riscoprendo sonorità variegate dagli archi ai fiati, alle contaminazioni etniche, nella speranza di dare colori e tonalità varie ai nostri discorsi musicali e sperando che sempre più persone possano recepirli e apprezzarli.
10.L'ultima parola a voi.
Sarebbe bello creare delle situazioni in cui ci si possa confrontare ciascuno con i propri strumenti e la propria musica non secondo una logica da talent cioè di selezione, ma di inclusione in cui ciascuno esprime la propria idea di musica. Alludo a palchi condivisi, a interviste come queste (magari sarebbe bello confrontarsi in una intervista doppia o multipla sugli stessi temi con altri cantautori). Sarebbe bello rimettere al centro della quotidianità l’arte come bene primario.
Il nome della nostra formazione INVERSO è nato dal confronto di varie proposte. Ci piaceva l’idea che il nostro nome dovesse essere piccolo, ma denso e in grado di rispecchiare in parte il senso del nostro progetto musicale. La parola “Inverso” allude comunque ad un concetto di movimento e l’idea di viaggio, come percorso interiore e come strumento di conoscenza, di fatto impregna la nostra poetica; nell’“inversione” c’è, naturalmente, anche il concetto di ripercorrere a ritroso il proprio vissuto, per guardare a posteriori il tragitto fatto da una prospettiva diversa, anzi “inversa”, partendo dalla fine per ritornare al principio. Il che vuol dire analisi e autocritica e mettere a frutto l’esperienzialità della vita, ma anche rimembranza e nostalgia per le cose passate, ma non perdute. Alla fine crediamo di essere riusciti nell’intento di addensare in un’unica parola tanti significati, compresi quelli che sfuggono anche a noi, naturalmente!
02.Come nasce generalmente un vostro brano?
La composizione è essenzialmente appannaggio di Carlo (Picone, cantante, tastierista e chitarrista, ndr) e in piccola parte mia; all’arrangiamento concorriamo tutti con le nostre idee e le nostre sensibilità. Ad un livello pratico nasce un piccolo motivetto, magari fischiando per strada o strimpellando su una chitarra o canticchiando sotto la doccia, poi l’idea la si sviluppa. Ad un livello più filosofico il motivetto o il senso del brano viene fuori per una sorta di esigenza compositiva, ovvero per una necessità di vivere e scoprire certi stati d’animo, i quali senza la musica probabilmente rimarrebbero inespressi o seguirebbero percorsi più lunghi per manifestarsi. Mi spiego: spesso è una immagine che racchiude al suo interno il nocciolo della canzone. In quella immagine, cogliere la quale è rimesso alla sensibilità artistica, c’è una sensazione e un colore ben precisi, c’è un tema, una piccola storia o una riflessione. Quello che si fa, in sede di composizione, è dargli forma, portarla in superficie, in modo non dissimile da come si procede coi gratta e vinci! Naturalmente non sempre si vince!
03.Siete soddisfatti del vostro nuovo lavoro?
Chi si loda si sbroda! Ciò premesso la risposta è sì. Anzi assolutamente sì. Per una serie di motivi. Il primo è perché l’album è interamente autoprodotto. La qual cosa ci rende orgogliosi. Il secondo è perché, in fase di elaborazione, avevamo nelle orecchie una idea di come potesse suonare il disco e negli occhi una idea del colore melodico che dovesse avere, anche nella grafica e nella controparte video che è peraltro ancora in fieri. E quello che è uscito fuori è esattamente come ce lo eravamo immaginato. È stato un modo di procedere assolutamente entusiasmante perché avevamo una totale libertà espressiva con pochissime limitazioni; la scelta dei brani da inserire rispondeva esclusivamente ad un gusto artistico della band e non a logiche di “mercato” o di altra natura.
04.C’è qualcosa che avreste voluto cambiare? Se sì, cosa?
Personalmente no. È un progetto molto ambizioso. Per ogni brano abbiamo girato un videoclip che esce in rete, quasi a calendarizzare l’album su tutto l’anno. Sul piano puramente tecnico è noto che qualcosa possa sempre essere ritoccata, ma a dire il vero nella genesi del disco avevamo messo in conto una certa imperfezione proprio come ingrediente di verosimiglianza musicale per dare un senso di incompiutezza e di miglioramento di una “vita a metà”.
05.Dateci un vostro parere sulla situazione attuale della musica indipendente in Italia!
Non sta a noi questa fase analitica della situazione musicale attuale. Anche se con essa ci facciamo i conti tutti i giorni come band, ma anche come utenti. La società è sicuramente cambiata. E nell’era cibernetica lo ha fatto molto rapidamente, creando dei vuoti ed un senso diffuso di smarrimento e in certo senso di impoverimento. Così prendiamo atto che l’industria discografica è in crisi come il settore immobiliare. È in calo l’attenzione della gente verso la musica e gli ambienti in cui crescere e confrontarsi sono rari. È un’epoca non facile da decifrare. Ed è proprio in questi contesti che si avverte la necessità dell’artista. Così personalmente più che all’analisi dei determinanti storici e sociali della crisi della musica indipendente italiana sono interessato alla mission dell’artista. Questa è una sfida molto interessante. Ma per questo tema servirebbe un’intervista a parte!
06.Concerti dal vivo in programma?
La bussola della nostra band punta decisamente a sud. Metà della formazione è originaria della Calabria così in estate ci si prende del tempo per il bel mare, il buon cibo e gli affetti della famiglia. Abbiamo suonato molto nella fase di lancio dell’album adesso vorremmo concentrarci su performance live più strutturate e di promozione dei nostri video. La prossima data già fissata comunque è l’8 ottobre al Contestaccio di Roma.
07.Vi frequentate anche al di fuori del contesto “Inverso”?
La nostra frequentazione all’interno della band è abbastanza intensa! Così non avvertiamo la necessità di condividere ulteriore tempo insieme! A parte tutto la domanda mi fa riflettere sulla natura dei rapporti nell’ambito del progetto musicale e al di fuori di esso. Ed è interessante notare come di fatto esistano piani diversi. Quando si è all’interno del contesto Inverso si attiva una logica di gruppo che è superiore agli interessi particolari. Dentro ciascuno di noi è presente con la sua anima musicale e il proprio strumento e ha una identità e una necessità ben radicate. Ed è una cosa bella se la si vive con senso di appartenenza.
08.Con chi vi piacerebbe andare in tour?
Con chiunque abbia il piacere di dividere il palco con noi. Nel nostro piccolo crediamo molto nella collaborazione con altri cantautori e nella contaminazione e spesso gli Inverso sono stati una piattaforma aggregativa dove c’è stato spazio per duetti, collaborazioni musicali, videomakers, registi, fotografi, ballerini…
09.In definitiva, che cosa volete fare “da grandi”?
In effetti siamo già grandi! Nel senso che da un punto di vista personale abbiamo delle vite già avviate, ciascuno con la propria dimensione, i titoli di studio e le proprie professioni. Ma anche nel senso artistico del termine. Vogliamo cioè continuare con la nostra band a proporre un progetto di musica cantautorale, libera, diretta, puntando sui concetti di armonizzazione-integrazione degli strumenti, riscoprendo sonorità variegate dagli archi ai fiati, alle contaminazioni etniche, nella speranza di dare colori e tonalità varie ai nostri discorsi musicali e sperando che sempre più persone possano recepirli e apprezzarli.
10.L'ultima parola a voi.
Sarebbe bello creare delle situazioni in cui ci si possa confrontare ciascuno con i propri strumenti e la propria musica non secondo una logica da talent cioè di selezione, ma di inclusione in cui ciascuno esprime la propria idea di musica. Alludo a palchi condivisi, a interviste come queste (magari sarebbe bello confrontarsi in una intervista doppia o multipla sugli stessi temi con altri cantautori). Sarebbe bello rimettere al centro della quotidianità l’arte come bene primario.